Con due recenti pronunce la Cassazione ha nuovamente affrontato il tema della responsabilità da infezioni sorte in ambito ospedaliero, esaminando, da un lato, le caratteristiche della prova liberatoria suscettibile di esentare da responsabilità la struttura sanitaria e, dall’altro, la rilevanza dell’adozione di diversi meccanismi di prevenzione del rischio infettivo. In particolare, prima con ordinanza n. 5490 del 22 febbraio 2023 e, successivamente, con sentenza n. 6386 del 3 marzo 2023, la Suprema Corte ha escluso la possibilità di responsabilizzazione in via oggettiva dell’ente in relazione a ipotesi di infezioni nosocomiali, puntualmente elencando le misure organizzative la cui concreta adozione, e prova in giudizio, consentirebbe di escludere la sussistenza del rapporto di causalità tra degenza e infezione. In tale prospettiva, la Cassazione, comunque ribadendo la necessità di preventiva acquisizione della prova (ancorché solo presuntiva) gravante sul danneggiato della contrazione dell’infezione nel contesto ospedaliero, stila un vero e proprio decalogo degli obblighi di protezione gravanti sull’ente. L’obbligazione della struttura viene così inquadrata in precisi e predeterminati binari organizzativi – tipici, peraltro, di modelli di “responsabilità d’impresa” – che indirizzano il giudice nella valutazione della correttezza della condotta censurata.